La tradizione lega il toponimo Montefiore al culto della Dea Flora (Mons Floris), divinità campestre venerata dalle antiche popolazioni italiche prima della conquista romana.
La Storia
• IX-IV sec. a.C., corredi sepolcrali appartenenti alla civiltà picena rivelano la presenza di un luogo abitato sin dall'età del ferro.• I-II sec. d.C., a testimoniare il periodo romano rimangono sporadici resti di villae e i segni di una necropoli (grotte e colombari).• III-V sec., nei primi secoli del cristianesimo Montefiore diviene sede di una pieve, cioè di una chiesa battesimale con giurisdizione su un vasto territorio, dedicata a S. Lucia.• 1178, un documento parla di due castelli, Montefiore e Aspromonte, che danno vita, uniti in un unico centro abitato, al libero Comune di Montefiore. Il toponimo Aspromonte, che ancora dà il nome a una contrada, resta legato, secondo la leggenda, a un'aspra battaglia qui combattuta tra l'esercito di Carlo Magno e le orde saracene guidate da Almonte.• 1378, il Comune entra nell'orbita di Fermo, che lo governa con un podestà di sua nomina.• XV sec., con la fine dei liberi Comuni, anche Montefiore entra nel dominio dello Stato Pontificio che, per una migliore difesa del castello, provvede ad ampliare verso la fine del secolo la cinta muraria.• XVII-XVIII sec., la vita politica del Comune è gestita per conto dello Stato della Chiesa da nobili e proprietari terrieri che non favoriscono il progresso economico e civile di Montefiore.
Il gotico terso e prezioso di Carlo Crivelli al Polo Museale di San Francesco
Montefiore dell'Aso è un delizioso paese del Piceno, posto in collina tra le valli del fiume Aso e del torrente Menocchia. Il suo orizzonte spazia dai Monti Sibillini al mare, distante solo pochi km.
Il centro storico è ben conservato: sono rimasti notevoli tratti di cinta muraria muniti di porte e sei torrioni risalenti ai secoli XV e XVI.Dal Belvedere De Carolis, suggestivo terrazzo panoramico, attraverso la Porta Aspromonte si entra nel centro storico e si giunge in Piazza della Repubblica, il cuore del paese dominato dalla Collegiata di S. Lucia. La chiesa è completamente rifatta in stile neoclassico, ma le sue origini sono antichissime, tra il III e il V sec., e vanno ricercate nella pieve che è stata poi ricostruita all'interno delle mura castellane nella seconda metà del XV sec.
Scendendo da Piazza della Repubblica verso piazzale S. Francesco, s'incontra la chiesa dedicata al santo e l'annesso convento. Costruita tra il 1247 e il 1303, con i proventi delle elemosine raccolte dai frati, la chiesa di S. Francesco conserva l'originario stile romanico-gotico nella struttura esterna e nel portale del 1303 che ora è possibile ammirare in sacrestia. Radicali ristrutturazioni, avvenute fra la metà del XVII e la metà del XVIII sec. hanno trasformato l'interno in senso barocco.
All’interno del convento è stato inaugurato nell’Ottobre del 2006 il Nuovo Polo Museale di San Francesco.
Nel complesso conventuale gli spazi francescani sono stati riallestiti per ospitare arte, cinema, etnografia. Il nuovo percorso museale si snoda negli ambienti conventuali accogliendo la Sala Carlo Crivelli, il Centro di Documentazione Scenografica Giancarlo Basili, il Museo Adolfo de Carolis, il Museo della Civiltà Contadina, la Collezione Domenico Cantatore.
Il tema del nuovo percorso d’allestimento non è la pura esposizione ma l’immaginazione quale realtà da vivere. Vere e proprie messinscene spaziali, nelle quali i luoghi interni giocano lo stesso ruolo dei paesaggi esterni.
Nel borgo si trovano anche numerosi edifici sei-settecenteschi: Palazzo Egidi, Palazzo De Vecchis, Palazzo Montani, Palazzo Vitali, Palazzo Farsinelli, Palazzo De Scrilli, Palazzo Rossi, Palazzo Ciarrocchi, Palazzo Simonetti. Poco fuori del centro, la chiesa di S. Filippo Neri è stata edificata sulla base di una chiesetta costruita fra il 1573 e il 1605 intitolata a S. Maria del Monte, e ristrutturata alla fine del XVII sec.
Vicino a S. Filippo sorge la chiesa del Corpus Domini con annesso monastero.Da ricordare, inoltre, tre chiese extraurbane comprese nel territorio di Montefiore: lungo la strada provinciale che conduce a Carassai, la deliziosa chiesetta campestre di S. Maria delle Grazie, che fa pensare a una breve preghiera nel verde dei prati, e S. Maria della Fede; e lungo la via che conduce a Campofilone, quella di S. Giovanni Battista
Il prodotto del borgo
La valle dell'Aso, così come ha conservato il paesaggio, l'arte, la storia, ha gelosamente custodito anche i segreti dell'antica cucina, basata su ingredienti semplici e naturali: legumi, cereali, verdure, olio e maiale per i condimenti, vino rosso Piceno o Falerio e il vino pecorino.
Il piatto del borgo
Con i vincisgrassi, ovvero la ricca lasagna picena, si raggiunge in Valdaso la perfezione.
Con la sfoglia povera, senza uova, si fanno i tajuli e i taccu, rispettivamente in brodo e asciutti con ragù di verdure, maiale, sarde o baccalà.